Un quartiere gitano
nel cuore di Istanbul
Per gli abitanti di Istanbul, Sulukule non era solo un luogo, un vecchio quartiere, ma un suono, uno stile di vita. Sulukule era inanzitutto un quartiere gitano, un intrico di vicoli nel centro della città. Era un luogo risparmiato dall’occidentalizzazione, un inno alla musica e alla libertà. Libertà vera e propria, ovvero sesso e musica a pagamento. Musica tradizionale, suonata nelle case e tramandata da generazioni, appresa nelle strade e usata come un codice fatto di note anziché di parole.
Un quartiere pericoloso
non adatto ai turisti
Durante la mia prima visita a Istanbul, venticinque anni fa, Sulukule non si trovava sulle mappe cittadine, sulle cartine per turisti: non lo si trovava sulle guide turistiche. E chi lo conosceva difficilmente si offriva di accompagnarti. In questo quartiere della Istanbul più antica aveva sede una delle storiche scuole di danza del ventre, il duro apprendistato on the road dal quale sono passate tutte le più famose artiste del genere.
Una repubblica
sopra la legge
Più che un quartiere era una repubblica, una zona dove la gente, i rom turchi, divenuti stanziali in circa tre secoli di inurbamento, tendevano a fare di testa propria. Quattromila abitanti, una goccia nel mare dei dodici milioni di Istanbul. Metà zingari e metà immigrati dalla Turchia meridionale. Non fuorilegge, ma spesso sopra la legge, i primi, poverissimi e musulmani osservanti i secondi. Era un quartiere diviso in due. Senza rivalità apparente, ma scandito da una linea netta. Gran parte degli edifici era inagibile, ma ogni giorno arrivava una nuova famiglia e prendeva possesso di un rudere. In una dignitosa misera dove scarseggiavano acqua, scuole e fognature.
Musica e danza
tradizioni zingare
Però a Sulukule gli affari prosperavano tra i locali abusivi zingari, dove si suonava e ballava fino a notte fonda con musiche tradizionali, alcol e cibo. Un decreto governativo del 1990 impose la chiusura entro mezzanotte e ciò fece fiorire i ritrovi illegali dove entrare era molto difficile ma gli introiti economici si ridussero drasticamente. A Sulukule si coltivava l’illusione di vivere ancora grazie alle fonti di reddito tradizionali zingare, cioè allo spettacolo e alla musica e donne che ballano a pagamento, tra risate sguaiate, drink e banconote da milioni di lire turche infilate nei reggiseni delle ballerine di danza del ventre.
Tra leggenda e fantasia
l’arrivo degli zingari
Tutto ebbe inizio nel XVIII secolo, quando gli zingari di Konya, nella Turchia centrale, presero a migrare verso Istanbul. Giunti nella lontana Smirne, narra la leggenda, avrebbero incontrato un vecchio suonatore di clarino che, non potendo suonare lo strumento, cercava qualcuno a cui insegnare i segreti della sua musica. Sarebbe stato lui il primo maestro dei suonatori gitani. Già cartomanti, ammaestratori di orsi, aruspici e, da quel momento in poi, anche musicisti, gli zingari sarebbero giunti sul Bosforo, accampandosi al confine nord della città, dove un tempo sorgevano i quartieri amministrativi della capitale dell’Impero Ottomano di Oriente. Sulukule, un piccolo spicchio della grande città, diventò sinonimo della musica da ballo tradizionale turca.
Speriamo che sia femmina
e con il senso del ritmo
Le femmine erano l’erede più ambito delle famiglie, perché diventando ballerina sarebbe stata più redditizia di un maschio, destinato invece a fare il musicista. E la sua ribalta era ovunque: nei cortili, nelle stanze luride di case private, nei retrobottega dei bar. Il manager gli procurava gli spettatori per le ragazze, concordava il prezzo, trovava i musicisti e prima di iniziare invitava gli ospiti a dare mance consistenti alle sue ballerine. Poi partiva il tam tam di quartiere. Le ragazze correvano di casa in casa per offrirsi generosamente agli occhi dei clienti. Sul palco erano sensuali facendo oscillare i fianchi al ritmo del tamburo, facevano a gara per mettersi in mostra e le banconote fioccavano. Tutto mentre fuori regnava la totale indifferenza, mentre ragazze e bambine ballano in molte case diverse, fatiscenti e rovinate dal tempo e dall’usura, molto diverse da quelle delle suggestioni della nuova Istanbul.
La fine della musica
la fine della “repubblica”
Nel 1992 una nuova ordinanza fece chiudere tutti i locali e quindi lo spirito del quartiere fantasma finì, forse suo malgrado, per essere celebrato ogni giorno non solo sulle colonne della cronaca nera, ma anche sulle copertine di dischi in vendita nei grandi magazzini e nelle melodie che aleggiavano incessanti nei bar e nei tavoli all’aperto dei quartieri più eleganti di Istanbul. Nessuno immaginava ciò che sarebbe poi accaduto: ruspe e demolizioni, sfratti e allontanamenti. Il quartiere esiste ancora, ma non ha più la magia zingara e la musica. E’ profondamente cambiato e rinnovato in edifici e abitanti. Gli ex abitanti vivono in altri quartieri di case popolari, ormai lontani anni luce dalle tradizioni e abitudini. Speriamo almeno che le ballerine abbiano ricominciato ad andare a scuola…
61 Comments
Sara - Slovely.eu 17 Dicembre 2020 at 19:50
Una storia bella ma triste, come spesso sono le storie gitane.
Sono stata a Istanbul, anche in quartieri non propriamente chic, ma non conoscevo la storia di questo quartiere, che oggi purtroppo non esiste più, per lo meno nella sua essenza originale.
Purtroppo la Turchia ultimamente ha preso una piega piuttosto brutta e, anche se è comprensibile la necessità di “bonificare” un quartiere pericoloso, è davvero un peccato che si perdano certe tradizioni.
paola 26 Dicembre 2020 at 21:27
Nel quartiere sono rimaste le scuole di musica. Ma le tradizioni sono ormai perse.
Eliana 18 Settembre 2020 at 18:12
Il crepuscolo di un popolo e di tradizioni oserei dire secolari. É un peccato che la Turchia non sia riuscita a “tollerare” tutto ciò, forse non è ancora pronta.
paola 18 Settembre 2020 at 18:21
Il quartiere era davvero pericoloso e mal frequentato, ma la cultura gitana che viveva sulle strade era da salvaguardare.
Nives 1 Agosto 2020 at 11:57
Non sono mai stata in Turchia e non conoscevo la storia di questo particolare quartiere. È un peccato che sia stato completamente rifatto da zero, potevano esserci molti modi per riqualificarlo mantenendo le sue tradizioni.
paola 2 Agosto 2020 at 22:35
Qualche scuola di musica gitana è rimasta, ma nulla di più.
Andrea 29 Luglio 2020 at 9:49
Davvero interessante la storia di questo quartiere, non la conoscevo. Hai svelato uno scorcio inedito e ormai inaccessibile della città!
paola 30 Luglio 2020 at 17:22
Non è mai stato aperto ai turisti, ma era una fucina di arte e musica. Non esiste più, ma le numerose scuole cercano di mantenere vive le tradizioni gitane.
Lorenza Cesaratto 28 Luglio 2020 at 15:40
Una zona di Instambul che nonb conoscevo, interessante appunto per un viaggio tra suggestioni zingare e orientali
paola 30 Luglio 2020 at 17:16
Difficile conoscere questa zona. Non è mai stata turistica e oggi praticamente non esiste più. Ma rimangono molte atmosfere gitane nelle scuole del quartiere.
saralessandrini - itinerari religiosi 23 Luglio 2020 at 16:17
Sogno un viaggio ad Istanbul ma non ho mai sentito parlare di questo quartiere!!! Molto affascinante…
paola 23 Luglio 2020 at 23:29
Non esiste più di fatto da un ventennio. In realtà il quartiere si chiama ancora così ma non è di interesse turistico. Non lo è mai stato, soprattutto per la sua pericolosità.
Arianna 22 Luglio 2020 at 18:45
Sono stata a Istanbul tanti anni fa e non ho visitato questo quartiere, la storia però è affascinante così come le foto.
paola 23 Luglio 2020 at 23:30
Non è mai stato un quartiere turistico: tutte le guide o gli accompagnatori tenevano lontano i visitatori stranieri. Era molto pericoloso.
Claudia 22 Luglio 2020 at 1:20
Che quartiere affascinante! Peccato che sia stato distrutto così brutalmente, sicuramente è un pezzo di storia che se n’è andato.
paola 23 Luglio 2020 at 23:34
E’ rimasta qualche scuola gitana, che arranca per mantenere viva la cultura musicale.
24hourstrotter 21 Luglio 2020 at 16:40
Articolo bellissimo e super interessante. Non conoscevo questo quartiere, questa realtà, e spero di trovare qualcuno che si offrirà di accompagnarmi a visitarlo.
paola 23 Luglio 2020 at 23:36
Purtroppo non esiste più da moltissimi anni, smantellato per la sua pericolosità. Allora nessuno ti avrebbe accompagnato. Oggi è poco interessante.
24hourstrotter 23 Luglio 2020 at 23:42
peccato allora
Erica 21 Luglio 2020 at 14:01
Sono stata a Istanbul dopo il 1992 quindi di questo quartiere non ne ero a conoscenza purtroppo. A tratti mi ha ricordato la storia e le origini del quartiere di Triana a Siviglia che fortunatamente non è stato raso al suolo e ricostruito ma che, al contrario, è diventato piuttosto turistico, perdendo un po’ della sua autenticità.
paola 23 Luglio 2020 at 23:38
A Istanbul ci sono andati giù pesante. Purtroppo era molto pericoloso e mal frequentato. Però la città ha perso un pezzo di cultura gitana.
Alessia 21 Luglio 2020 at 10:08
Ero rimasta senza parole già guardando la foto dei panni stesi su Instagram e leggere ora la storia di questo quartiere affascinante mi ha riempito di curiosità. Non sono mai stata in Turchia se non di passaggio tra un volo e un altro, e già solo l’aeroporto di Instabul mi era sembrato vivace e pieno di energia… Immagino la città che impatto avrebbe su di me! Un racconto meraviglioso questo di Sulukule, bravissima!
paola 23 Luglio 2020 at 23:39
Istanbul è bellissima e romantica. E’ una città molto coinvolgente e profumata. Un vero incanto.
Anna 19 Luglio 2020 at 22:54
Non avevo mai sentito parlare di questo quartiere, devo chiedere a mia cugina che ha abitato per diversi anni a Istanbul se lo conosce. Io purtroppo sono riuscita ad andare a trovarla solo una volta e ho visitato le attrazioni più note.
paola 23 Luglio 2020 at 23:43
Il quartiere esiste ancora, ma non ha più quel fascino trasgressivo e gitano di vent’anni fa.
foodeviaggi 19 Luglio 2020 at 8:13
Instambul e la Turchia in generale mi ispirano tanto!! Complimenti per le foto perchè anche se non ci sono mai stata mi hai proprio trasmesso l’idea di questo paese e del suo popolo!! 🙂 Prima o poi ci andremo anche noi!
paola 23 Luglio 2020 at 23:45
Vedrai che meraviglia!
luisa zambrotta 18 Luglio 2020 at 12:41
Affascinante!
Roberta 17 Luglio 2020 at 16:58
Già la foto mi aveva colpita su Instagram… Adesso che ho letto la storia, ho solo una gran voglia di tornare in Turchia, anche se aspetto il momento giusto per farlo. E poi ho sempre sognato di essere un po’ zingara.
paola 17 Luglio 2020 at 23:05
Purtroppo il quartiere com’era non esiste più. Però l’atmosfera gitana è diventata più raffinata e ci sono moltissime scuole e locali in cui si possono sentire gruppi suonare. Ora va bene anche per i turisti.
Cristina 17 Luglio 2020 at 14:19
Un quartiere molto particolare! Ho visto alcune esibizioni di danza del ventre e ne sono sempre rimasta affascinata!
paola 17 Luglio 2020 at 23:07
Le più grandi danzatrici del ventre del mondo sono passate per le scuole di quel quartiere.
Paola 17 Luglio 2020 at 9:59
Ero stata a Istambul parecchi anni fa, ma non conoscevo questo quartiere. La gentrificazione comunque non è sempre un male, di solito da sfratti e demolizioni nascono quartieri interessanti che strizzano l’occhio alle vecchie tradizioni 😉
paola 17 Luglio 2020 at 23:09
In questo caso si è perso un po’ lo spirito gitano. Diciamo che si è raffinato: sono nate scuole di musica e cercano di mantenere vive le tradizioni.
Giovy Malfiori 16 Luglio 2020 at 8:34
Luogo interessante: la Turchia – e soprattutto Istanbul – sono da sempre nella mia lista e ciò che mi ferma (pandemia a parte) è il fatto che non amo molto chi governa la Turchia ora. Hai raccontato un luogo davvero particolare. Brava.
paola 17 Luglio 2020 at 23:10
Per lo stesso motivo non ci vado da anni. Spero che le cose cambino, per pandemia e governi.
Federica Assirelli 15 Luglio 2020 at 23:42
Non mi sembra di aver mai letto nulla di questo quartiere quando ho preparato il mio itinerario del viaggio di nozze che ho fatto proprio a Istanbul e dintorni. Molto interessante!
paola 17 Luglio 2020 at 23:12
Non troverai questo quartiere nelle guide turistiche. Fino a una ventina di anni fa era pericolosissimo per chiunque, soprattutto per i turisti. Le indicazioni che potevi trovare erano di starci lontano. Ora non ha più nulla di particolarmente interessate, se non per i turchi che vogliono mantenere le tradizioni gitane nelle varie scuole di musica e danza.
giorgianullo 15 Luglio 2020 at 23:02
Wow! Che quartiere ricco di storia e cultura. Non sono mai stata ad Instanbul ma sicuramente mi piacerebbe questa zona della città, così viva e colorata!
paola 17 Luglio 2020 at 23:13
Purtroppo non ha più quasi nulla di interessante. Se fino a vent’anni fa poteva essere pericoloso ma intrigante farci un giro, adesso è un normale quartiere periferico.
Arianna 15 Luglio 2020 at 19:31
Che luogo incredibile; una fusione di culture davvero sorprendente. Non sapevo assolutamente di questo quartiere, e nemmeno alcuni amici turchi con i quali ho visitato la città mi hanno mai detto nulla a riguardo.
paola 17 Luglio 2020 at 23:15
I turchi non erano particolarmente fieri di questo quartiere e soprattutto, in passato, era molto pericoloso. Attualmente non ha nulla di interessante. Se ti capita di rivederli prova a chiedere che cosa era Sulukule in passato.
Erminia 15 Luglio 2020 at 8:56
Una storia agrodolce. Tanta passione ma anche tanti vizi malsani. La mia domanda é come sei arrivata tu la prima volta in questo quartiere? Come l’hai conosciuto?
paola 17 Luglio 2020 at 23:28
Vent’anni fa sono andata per la prima volta a Istanbul e ne ho sentito parlare da alcuni amici turchi. Non ci sono mai stata perchè non era permesso ai turisti. Ma ho letto tantissime storie su questo quartiere gitano. Ne sono sempre stata affascinata. Qualche anno fa sono andata a Sulukule finalmente: il quartiere non ha più nulla di particolare, nulla di gitano. Ha solo qualche locale in cui si suona e qualche scuola di musica e danza gitana. Le foto non sono di Sulukule, ma di Istanbul. Il quartiere adesso assomiglia a un nostro quartiere popolare periferico.
Helene 15 Luglio 2020 at 7:52
Articolo molto interessante che riesce a mantenere il ricordo di un qualcosa che è stato. Non conoscevo l’esistenza di questo quartiere e immagino che, per paura, non ci sarei andata neppure avessi avuto l’occasione ma devo dire che aveva un fascino fuori dal comune.
paola 17 Luglio 2020 at 23:16
I turisti erano banditi da questo quartiere. Era ritenuto pericolosissimo. Ora è un tranquillo quartiere di periferia.
Silvia The Food Traveler 14 Luglio 2020 at 21:24
Una storia davvero affascinante quella di Sulukule. Non ne avevo mai sentito parlare e ho avuto l’impressione di essere proprio lì, tra quei suonatori e quelle ballerine. Da un lato probabilmente l’ordinanza del 1992 ha posto fine a tutta una serie di attività illecite, ma dall’altro ha anche forse segnato la fine di una cultura molto particolare.
paola 17 Luglio 2020 at 23:16
Ha messo fine anche ad uno sfruttamento a tappeto di ragazze e bambine. Non tutti i mali vengono per nuocere.
Valeria 14 Luglio 2020 at 19:41
Purtroppo Istanbul è da tempo in cima alla lista dei paesi che vorrei visitare, ma le condizioni storiche fanno in modo che tale viaggio non si concretizzi, Non conoscevo l’origine di Sulukulele. Peccato per il suo triste epilogo.
paola 17 Luglio 2020 at 23:17
Triste per la cultura, felice per tutte quelle povere ragazze.
Lisa Trevaligie Travelblog 14 Luglio 2020 at 18:22
Un viaggio che sogno da tempo di intraprendere in solitaria è proprio verso Instambul e i suoi segreti. Ma credo che non mi addentrerei da sola in un quartiere come questo. E devo dire che è anche uno dei motivi per cui ancora non mi sono decisa ad organizzarmi. Forse il timore ancora batte la curiosità.
paola 17 Luglio 2020 at 23:18
Quando Sulukule era in piena attività non ti avrebbero fatto entrare. Nessun taxista o nessuna guida ti avrebbe mai portato. Ora è un tranquillo quartiere senza nessun interesse turistico.
Beatrice 14 Luglio 2020 at 10:58
Hai regalato un bellissimo racconto su un quartiere che normalmente non si visita in questa città. Le foto che hai fatto sono molto affascinanti.
paola 17 Luglio 2020 at 23:21
E’ stato un quartiere pazzesco e molto violento. Da una parte è un bene che sia stato smantellato, dall’altra la cultura gitana è stata fortemente danneggiata.
Nadia Meriggio 14 Luglio 2020 at 10:57
Da turista non avrei avuto il coraggio di addentrarmi in quel quartiere.
paola 17 Luglio 2020 at 23:21
Nessuno ti avrebbe fatto entrare. Era pericolosissimo. Il problema non era entrare, era uscire…
Nadia Meriggio 18 Luglio 2020 at 12:02
Meno male che non mi avrebbero fatto entrare! Non sarebbe stato divertente trovarsi per sbaglio in un posto così!
Teresa 14 Luglio 2020 at 8:38
E’ da anni che voglio andare a visitare Istanbul e la Turchia, però non ci sono ancora riuscita, mannaggia. Quando arriverà il momento, terrò sicuramente presenti i tuoi consigli!
paola 17 Luglio 2020 at 23:22
Purtroppo il quartiere non esiste più, ma c’è molto altro da vedere.
Fabiana 13 Luglio 2020 at 21:22
WoW, che viaggio nel viaggio! Non sono ancora mai passata per Istanbul ma é nella mia wishlist.
paola 17 Luglio 2020 at 23:22
Città meravigliosa.