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Un safari in Zambia, seguendo il suo grande fiume

Questa è davvero Africa

Natura incontaminata

Un safari in Zambia ti porta all’ultima frontiera selvaggia dell’Africa australe.  I suoi contorni sono irregolari come le anse del grande fiume Zambesi, che taglia sconfinate savane, laghi immensi e pianure che si perdono nell’orizzonte del cielo africano. Fare un safari in Zambia è una scelta molto coraggiosa e la prendi probabilmente solo se hai già visto i grandi parchi sudafricani e le riserve addomesticate del Kenya e della Tanzania per cercare qualcosa di più. Questo paese offre davvero di più: animali selvatici in piena libertà all’interno di parchi grandi come tre o quattro regioni italiane messe insieme, la potenza maestosa della natura africana e un supplemento d’imprevisto e di avventura sempre in agguato: un elefante barrisce all’improvviso dietro il primo baobab, una famiglia di ippopotami irascibili lungo l’argine del fiume Zambesi, un branco di iene a spasso sulle piste che attraversano boscaglie e distese erbose, un’improvvisa turbolenza nei cieli limpidi, capace di rivoltarvi lo stomaco come un calzino, se state viaggiando a bordo di un piccolo aereo da turismo.

safari in zambia

E’ più facile spostarsi in volo

In volo sulla savana

Un piccolo aereo è il mezzo di trasporto ideale per spostarsi con disinvoltura da una parte all’altra del paese e raggiungere i parchi più belli, come quello del Lower Zambesi, a due ore e mezza di volo da Livingstone. O il vastissimo Kafue National Park, tra i più estesi del continente nella regione occidentale. O ancora il South Luangwa, verso il Malawi. Luoghi dove, atterrando su scalcagnate piste di terra battuta tracciate nella boscaglia africana non è infrequente interrompere il pascolo tranquillo di una mandria di zebre o il pacifico grufolare di una famiglia di facoceri. Il costo è alto, è vero, ma vale ogni euro speso.

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Dopo il volo

Si sale in fuoristrada

Dalla pista in poi ci si sposta solo a bordo di fuoristrada, lungo strade dissestate o su sentieri percorsi di tanto in tanto da iene e serpenti. Durante un safari in Zambia difficilmente troverete una folla innaturale di animali accalcati all’aria aperta come in un gigantesco zoo senza gabbie. Qui si viene ad apprezzare altro: il senso di uno spazio intatto e all’apparenza inconoscibile, un cuore di tenebra illuminato dalla luce tersa delle pianure africane, dove si smarrisce la coscienza del confine.

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Victoria Falls

Le cascate delle meraviglie

Si parte dalle Victoria Falls, le grandi cascate dello Zambesi al confine tra Zambia e Zimbabwe. Avvicinandosi in volo, infatti, l’unica cosa che appare al finestrino dell’aereo è una densa nuvola di pulviscolo acqueo. Da vicino, invece, è il tuonare dei circa mille metri cubi di acqua che ogni secondo precipitano per 108 metri, schiantandosi poi sul fondo e vaporizzandosi all’istante, a stamparsi con violenza nella memoria. Se fino a quel punto lo Zambesi scorre tranquillo e maestoso, da lì in poi per un lungo tratto si trasforma in una furia scrosciante di onde, spuma e mulinelli.

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victoria falls

Dopo il salto, il lago

Il fiume riprende lento

Solo più a est, superate le gole, lo Zambesi ricomincia a scorrere di nuovo placato, segnando per oltre 700 chilometri il confine con lo Zimbawe, divaricandosi a dismisura quando fa il suo ingresso nel lago Kariba.  A vederlo sulla cartina, il lago Kariba, si capisce subito che è grande. Ma la sua immensità si apprezza solo dall’alto, quando a quota 1500, dal finestrino dell’aereo, ci si comincia a domandare puntando lo sguardo verso la linea dell’orizzonte: ma dov’è il confine delle acque?

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Lake Kariba

IL sole sta tramontando

Lo senti questo profumo?

Ci sono ore di fuoristrada da percorrere per raggiungere i campi tendati costruiti sulle rive del Grande Fiume. Ma per arrivare in paradiso, bisogna attraversare il purgatorio: si viaggia infastiditi dagli insetti, sussultando su qualche radice, sui dossi e le cunette delle strade di fango rappreso. Ogni tanto arriva un incredibile profumo di crocchette o di pizza di patate e ogni volta ci sorprende: ma succede al tramonto in particolari condizioni di temperatura e umidità, o all’alba quando il sole comincia a scaldare le piante di Phyllanthus reticulatus, che qui giustamente chiamano Potato Bush, e questo cespuglio comincia a emettere un familiare odore di rosticceria.

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Una giornata incredibile

L’immensità della savana

In un safari in Zambia la mattina si gela, ma man mano che la giornata avanza il tepore del sole scalda velocemente il corpo e si risveglia l’attenzione e il desiderio di spiare la vita cruda della savana. Ma per scorgere gli animali nascosti nel fitto della boscaglia o tra l’erba alta che si piega al vento, non bastano gli occhi allenati di un ranger o di una guida. Spesso l’unico modo per arrivare a un banchetto ferino, all’esito ultimo di una caccia andata a segno, è seguire il volo degli avvoltoi, o sottovento, percepire l’odore acre della morte. Può essere la carcassa di un animale, ma può essere anche la leonessa ferita a una zampa e ridotta essa stessa pelle e ossa, a digiuno da giorni. Ora è una preda che si aggira smarrita e quasi assente come un fantasma, privata di tutta la sua maestà e condannata a morte. Ma se incontrasse un uomo ne farebbe un boccone solo. Perché anche la più pacifica e indifesa delle gazzelle, vista da vicino con tutti i suoi muscoli, nervi e tendini raccolti in un fascio di carne scattante e asciutta, infonde il senso della potenza e del rispetto. E noi, al confronto, appariamo per quello che siamo: fragili e ridicole creature, pronte a soccombere in questo ambiente, non fosse per il fuoristrada, il fucile, la pistola, l’abbigliamento mimetico.

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Arriva la sera

Si torna al campo

E così protetti si gira tutto il giorno, respirando polvere e magnificenza, protetti da un mezzo meccanico che ci sconsigliano vivamente di abbandonare. E quando giunge il buio si torna nel lodge, mentre nell’aria, da lontano, si comincia già a sentire il respiro del leone.

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