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Sulle dune del Namib

I colori del deserto

Il viaggio in Namibia è stato sicuramente uno dei più belli della mia vita, quello con i contrasti e le atmosfere più prepotenti e surreali e le dune del Namib sono state uno degli spettacoli più incredibili a cui ho assistito. I colori ti colpiscono e ti aprono il cuore: il cielo azzurro sovrasta l’arancio delle dune e il verde pallido dell’erba della savana. Il tutto in un silenzio che fa male alle orecchie.

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Naukluft Park

Una delle tappe più belle di questo viaggio è stato il Namib Naukluft Park, la più grande riserva d’Africa, un deserto di 5 milioni di ettari nel cuore della Namibia. E’ un paese grande tre volte l’Italia, con un milione e mezzo di abitanti in gran parte discendenti degli europei che all’inizio del Novecento hanno riaperto il capitolo della storia umana del deserto più antico del mondo e spopolato da millenni. Con i prestiti delle banche del Kaiser, hanno costruito fattorie nel nulla, sotto montagne di granito e balconi di basalto o lungo canyon dove scorre acqua che diventa fiume con la pioggia e disseta zebre, orici, antilopi e springbok, le gazzelle che non corrono ma saltano con balzi verticali.

Ecco il Namib

Questo deserto, meraviglia della natura, l’unico che si può visitare in estate, è il regno degli animali, dei capolavori geologici. E delle piante: solitari cespugli di euforbie, aloe alte 9 metri dal tronco bianco come una scultura moderna, fiori gialli che spuntano dopo gli acquazzoni, boschetti di acacie appesantite dai nidi degli uccelli tessitori, simili a grandi coperte posate sui rami.

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Come si arriva

Si parte da Wiindhoek, la capitale, per raggiungere il parco si percorrono chilometri di strade in mezzo al nulla, senza incrociare nessuno se non qualche struzzo altero o qualche babbuino. Un’ insegna annuncia il Sossusvlei Wilderness Camp in una riserva privata con nove capanne dai tetti rossi costruiti su una roccia, un balcone naturale sul deserto. E come tutti i giorni si attende il tramonto per correre sulle jeep per rincorrere luoghi incantati, uno dopo l’altro sotto il cielo che diventa prima rosso e poi viola. La cena è a lume di candela: una ragazza ripete il menù in lingua Khoisan, che ha le parole simili ad uno schiocco di lingua.

Sulle dune

La sveglia è come al solito verso le 5.00 e la nostra meta è il deserto: le dune del Namib si snodano dietra tutta la linea costiera fino ai confini con l’Angola. La più alta 300 metri si chiama Big Daddy o Crazy dune, ha un’inclinazione folle e scalarla è una sfida. E’ più facile salire sulla Duna 45, la più famosa e fotografata soprattutto alle 7.30 quando un ricciolo di ombra crea un contrasto cromatico con la sabbia gialla. Lungo i crinali si aggirano sicuri branchi di orici, veri re del Namib.

Sabbia piena di vita

Le dune non sono solo di sabbia, ma anche acacie, cespugli spinosi, ciuffi di bush grass. Sotto un’acacia dai rami pendenti, per il carico di uccelli, è servito un suntuoso pic nic, i piatti estratti da un cestino e posati sul cofano della jeep. Dopo una giornata intensa in compagnia di zebre di montagna, orici, struzzi, springbok, iene, sciacalli e leopardi, arriviamo ad un lodge suggestivo per atmosfera e posizione. E’ in cima alle dune: The Wolwedans Dune Lodge. Offre due diversi tipi di ospitalità: le tende con bagno privato del camp su verande con palafitte per evitare l’insabbiamento e nel lodge, cinque chalet in legno dove la parete verso il deserto è una spessa cortina da sollevare per godersi il panorama.

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Il lusso inaspettato

In sala da pranzo e nei salotti i mobili sono quelli della borghesia coloniale: poltrone vissute in pelle, la tavola imbandita con tovaglie di fiandra e candelieri. Al mattino si parte in Land Rover tra le 8 e le 9, si scavallano dune fino a una valle spettacolare dove la sabbia è bianca le montagne rosse o scure di basalto: una paesaggio da primordi della Terra, dove ci si stupisce d’incrociare non dinosauri ma kudù, orici, gazzelle, gatti selvatici babbuini.

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Si pranza in una grotta fresca, si ammira il tramonto sulle montagne mentre le zebre pascolano tra springbok saltellanti. E ho riassunto solo due giornate di questo splendido viaggio: domani si riparte.

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3 commenti

  1. Wonderful desert photography!

  2. ladiesarebaking dice:

    La Namibia è rimasta nel cuore anche a me! Purtroppo è stata solo toccata e fuga! Una piccola escursione durante il viaggio di nozze in crociera sull’atlantico! Ma ho avuto un assaggio del suo deserto e l’ho amato tanto! Ho scalato una piccola duna e non credevo fosse così faticoso! I paesaggi che ho visto qui, non li ho visti da nessun altra parte!
    Lucialesley

    1. Io ci sono stata due volte, perchè alla prima visita non ci credevo. Non era possibile che il cielo fosse così vicino, che la temperatura, la fauna e la flora fossero così diverse a distanza di pochi chilometri, che il selvaggio e la civiltà vivessero così in armonia. Tornaci, magari per l’anniversario di matrimonio!

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