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Isola di Lamu, l’isola della pace

L’isola di Lamu ha negato ogni tipo di aggiornamento al progresso rimanendo al programma base, che funziona solo con pace e tranquillità. All’isola di Lamu, al largo delle coste kenyote, la vita rallenta i suoi giri. Se c’è una situazione che rende al meglio lo spirito dell’isola di Lamu è questa: non spira un alito di vento, il mare è liscio come l’olio e tutto rimane fermo, da sempre e per sempre. Non puoi capire la lentezza se non sbarchi da una delle sue barche e respiri l’aria calda che arriva dall’interno.

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Silenzio e serenità

Le barche sono tutte a vela, le case, costruite con blocchi di corallo, sembrano fatte per la siesta. E tutto è pace, silenzio e serenità. La popolazione sull’isola di Lamu è quasi esclusivamente musulmana: ci vivono i pronipoti degli arabi che, a partire dal XII secolo, hanno iniziato a colonizzare la costa orientale dell’Africa. Lamu ne rimane ancora oggi la testimonianza, una preziosa reliquia della fusione del mondo arabo con quello nero bantu. L’Unesco l’ha inserita, a ragione, nella Lista del patrimonio mondiale.

Un giro in capitale

La capitale, Lamu City è rimasta intatta nei secoli. E’ orgogliosa e caparbia, attaccata alla tradizione e chiusa alla modernità: poche auto, quasi nessuna, i trasporti avvengono a dorso di asino. Il cuore di Lamu è la piazza Mkunguni e ci arrivi seguendo vie strette e fresche, incrociando donne vestite di nero che spariscono in fretta, come fantasmi. Gli uomini indossano caftani bianchi e oziano per ore seduti all’ombra. E tra di loro spiccano i pronipoti degli arabi, per la pelle chiara e il portamento austero, vistosamente consci di appartenere ad una razza privilegiata.

La ricchezza finita

L’isola di Lamu ha un passato ricco, grazie ai commerci dei suoi porti: ha visto passare avorio, vesellame, gusci di tartaruga e soprattutto schiavi, grande forma di guadagno. Un tempo tutte le case avevano i muri di corallo, i pavimenti in legno di mangrovia e i tetti in makuti. Le finestre erano a graticcio, per permettere alle donne di guardare fuori senza essere viste e pesanti portoni in legno scuro decorati le rinchiudevano in casa. Purtroppo queste costruzioni si stanno lentamente perdendo per mancanza di fondi: sono stati divelti i vecchi portoni, i coralli vengono ricoperti di malta e le nuove costruzioni sono in cemento. Uno stupro architettonico inevitabile.

Una sosta al mare

Poco fuori Lamu City troviamo un piccolo borgo, Shela, ristrutturato completamente negli anni ’70, periodo in cui l’isola di Lamu diventò una meta di moda per hippy, attratti dalla serenità degli abitanti. Anche qui pace è proprio ciò che si respira, tra le sdraio dell’hotel Peponi, o sul mare, chiuso a nord dalla sabbia bianca dell’isola di Manda o sulle dune di sabbia a sud. Pace è ciò che si vede negli occhi sorridenti delle donne velate e sulle mani a saluto dei bambini. Pace è ciò che devi portare a casa adesso che hai capito quanto la pace sia meravigliosa.

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