Chi sono i popoli del deserto?
come vivono oggi?
Chi è stato nel deserto africano se li ricorda bene. Piccoli punti tra le dune, anime solitare con abiti pesanti sullo sfondo rarefatto dal sole e dal calore. Ma come vivono i tuareg, i peul, i mauri e i tebu oggi? Sono i popoli del deserto, un movimento lento tra le dune del deserto africano. Hanno un passato romantico e glorioso, ma le cose cambiano. Il Sahara è un mondo di bellezza senza fine, di fatica, di stenti e di drammatiche scelte di sopravvivenza.
Le cose cambiano
gli eventi si susseguono
Dopo anni di siccità, di guerriglie dei nomadi prima contro il potere coloniale poi contro i governi nazionali cosa ne è rimasto dei popoli del deserto? Cosa ne è dell’anarchia dei tebu attorno al massiccio del Tibesti in Ciad? Cosa è rimasto del coraggio dei pastori peul che spingono le loro mandrie nei territori dei tuareg? Cosa è rimasto della superba fierezza con la quale i nomadi mauri guardano i contadini sedentari?
I Tuareg e i Mauri
sedentari e rassegnati
In Sahara non serve l’esotismo: i tuareg, ribelli testardi di un mondo dissolto, oggi sono autisti, agricoltori, contabbandieri, accompagnatori turistici, camionisti e persino impiegati pubblici. A volte sono anche disoccupati. Stessa sorte per i mauri dell’ovest sahariano: ma, migliaia di clan, ancora battono le piste ruotano attorno ai deserti assoluti di Chinguetti o Oulata. Inseguono ancora nuvole, cercano pascoli per le loro mandrie. I popoli del deserto sognano un loro stato libero, ma intanto le generazioni si susseguono nelle tendopoli dei campi profughi algerini. La loro terra è occupata da coloni marocchini sedentari.
I Peul
in cammino stagionale
I peul del Senegal continuano a nomadizzare mandrie di vacche ossute per le savane: sono felici quando, al tempo delle piogge, possono migrare con i loro animali seguendo una geografia di pozzanghere e di antichi cammini. Quasi due mesi in viaggio per sentirsi liberi, slegati dalla sedentarietà dei campi di miglio da seminare e coltivare. I peul sono un universo: avversari dei tuareg, antichi combattenti di un islam bellicoso, una popolazione immensa. Sono ancora nomadi assoluti.
I tebu
leali anarchici
E chi può trattenere i tebu dal Tibesti? E’ gente dalla pelle scura, dalle labbra sottili. I lineamenti quasi delicati fanno a botte con una resistenza fisica inimmaginabile: loro vanno e vengono fra il Ciad e la Libia, ma tornano nelle oasi per la raccolta dei datteri e rifiutano, nei fatti, persino le rigidità dei clan. Sono anarchici, individualisti, collerici ma molto leali.
Bella gente questa del deserto: la Bibbia li chiamava, con semplicità “uomini delle tende”. Ma il nomadismo è disobbedienza e ciò non li rende simpatici a nessuno.
28 Comments
antomaio65 21 Ottobre 2020 at 17:35
Hai scritto un articolo meravigliosamente poetico! bellissima la tua definizione di nomadismo come anarchia e le descrizioni di questi popoli fieri che a volte si rassegnano ad una vita diversa e spesso invece continuano orgogliosamente la loro, me li hanno fatti amare profondamente.
paola 25 Ottobre 2020 at 17:43
Hanno un fascino incredibile. Peccato siano così schivi: ma forse ne hanno tanti buoni motivi.
michela 2 Ottobre 2020 at 19:37
Che bella panoramica! Hai avuto occasione di conoscere delle vere e proprie culture diverse tra loro e credo che la tua esperienza sia indimenticabile!
paola 3 Ottobre 2020 at 21:18
Purtroppo non le ho conosciute tutte, perchè sono popolazioni diffidenti e alcune vivono in zone molto pericolose. Sono avvicinabili solo gli “ibridi”, quelli che si sono addattati al nostro modo di vivere.
Chiara 29 Settembre 2020 at 15:51
Mi piacerebbe moltissimo fare esperienza di viaggio con queste popolazioni. MI affascinano. Certo è uno stile di vita impegnativo il loro, ma trasmette assoluta libertà
paola 29 Settembre 2020 at 22:59
Sarebbe splendido ma purtroppo riesci ad avvicinarti solo alle tribù “ibride”, quelle abituate al turismo e che ormai hanno perso quasi tutto il carisma originario.
Marina 26 Settembre 2020 at 0:09
Ciao, sto scrivendo un romanzo e facendo ricerche su un popolo del deserto sono approdata al tuo blog. Sono sempre stata affascinata dai tuareg, con gli occhi azzurri. Dicono che siano i discendenti del popolo scappato da Atlantide al momento dell’inabissamento. Leggende è vero, ma quanto mai affascinanti
paola 28 Settembre 2020 at 11:21
Verissimo. Hanno valori e tradizioni molto diverse dai popoli stanziali della zona e, come sempre succede, il “diverso” non è simpatico. Peccato che i veri Tuareg siano sempre meno.
Eliana 17 Settembre 2020 at 12:38
Un tuffo alla scoperta dei popoli del deserto che tanto amo! Quanto mi piacerebbe fare un viaggio per incontrarli e scattare con loro delle foto. Tu ne consigli qualcuno in particolare?
paola 18 Settembre 2020 at 18:09
Purtroppo la maggior parte dei popoli nomadi ha perso carisma e unicità. Non sono molto facili da avvicinare, anche perchè sono molto diffidenti. Ho avuto buone esperienze con i Tuareg in Tunisia e i Mauri in Mauritania, ma con persone abituate ai turisti. Molti popoli nomadi si spostano in zone considerate molto pericolose in questo momento.
Valeria 2 Agosto 2020 at 22:19
Ahimè dei tanti popoli citati nel tuo post conosco solo i touareg. Mi tocca assolutamente rimediare
paola 2 Agosto 2020 at 22:33
Hanno storie affascinanti e antiche.
Erica - Rivoglio la Barbie 31 Luglio 2020 at 11:31
Quello che mi provoca tristezza è che queste culture, complice la “nostra” influenza, stiano scomparendo. Non conoscevo proprio tutti i nomi di questi popoli, ora voglio approfondire l’argomento!
paola 2 Agosto 2020 at 22:29
Sono antichi popoli nomadi. Ormai hanno lasciato le loro tradizioni e si sono fermati.
foodeviaggi 26 Luglio 2020 at 8:48
Sono molto molto disinformata a riguardo! Ho apprezzato il tuo articolo perché ho imparato qualcosa che non sapevo. In ogni caso credo che il nomadismo per le popolazioni del deserto sia un modo di vivere, una cultura unica che mai potranno cambiare.
paola 26 Luglio 2020 at 19:28
Purtroppo tendiamo a forzare e a modificare tutto ciò che è di cultura diversa dalla nostra. Ciò fa sì che i nomadi stiano ormai diventanto stanziali, soprattutto per un problema di credibilità e sopravvivenza.
24hourstrotter 25 Luglio 2020 at 15:28
I tuoi articoli mi trascinano sempre in mondi lontani e affascinanti! Ho letto tutto con molto interesse. Complimenti!
paola 26 Luglio 2020 at 19:30
Grazie. E’ un bellissimo complimento.
Roberta 24 Luglio 2020 at 17:31
Amo il deserto e, di conseguenza, i popoli che lo abitano. Sarà che io mi sono sempre sentita un po’ donna del deserto. Secondo me c’è qualcosa nel mio DNA (il nomadismo, la geografia di pozzanghere…)
paola 26 Luglio 2020 at 19:30
Ti capisco. Io mi sento una donna della savana. Ci troveremo in Africa!
Viaggi da Fotografare 24 Luglio 2020 at 11:11
Mio marito ha origini berbere e quindi l’argomento nomadi mi interessa particolarmente ma non conoscevo tutti i popoli che hai menzionato. Sono culture antiche da salvaguardare.
paola 26 Luglio 2020 at 19:32
Purtroppo vogliamo cambiare ciò che è diverso, come se fosse un difetto e non un pregio. Molti nomadi sono diventati stanziali e hanno perso cultura e identità.
Helene 22 Luglio 2020 at 15:14
Articolo interessante perché sono sincera, ammetto la mia ignoranza e di alcuni proprio non avevo mai sentito parlare. Certo che vivono una realtà completamente diversa dalla nostra che da un lato è affascinante ma che dall’altro dura e al limite.
paola 23 Luglio 2020 at 23:31
Peccato che molti non vivano più come nomadi. Il progresso migliora e rovina.
Andrea 22 Luglio 2020 at 15:14
Culture, persone e tradizioni speciali e lontane dalle nostre che nascondono dei tesori tutti da scoprire! Articolo molto interessante!
paola 23 Luglio 2020 at 23:31
Le cose sono cambiate anche nel deserto. Il romanticismo delle carovane è solo un ricordo…
raffigarofalo 22 Luglio 2020 at 14:47
Il nomadismo è libertà, è sfuggire alle regole. Non so se a noi faccia più paura la libertà o la capacità di sfuggire alle regole. Ma non dobbiamo dimenticare che la loro è anche “cultura” e la cultura va protetta e rispettata.
paola 23 Luglio 2020 at 23:33
Infatti. Tendiamo a reprimere le culture diverse e lontane dalla nostra. E’ un grave errore.