Il deserto tunisino
sabbia, vento e silenzi
Qui nel deserto tunisino è meglio ascoltare solo il vento. Meglio non cancellare con impronte quelle “righe” disegnate dalla sabbia sulle dune. Meglio lasciarsi conquistare da una luce perfetta che ridisegna i contorni fra terra e cielo. A Krechem Remla, ovvero “il naso del deserto”, si vedono le dune a un passo come all’orizzonte. Si ruota su se stessi e lo sguardo spazia nell’infinito, tra dune e pianori, discese e risalite nella sabbia… Siamo all’inizio del grande Erg Orientale, in una Tunisia lontanissima dalle folle di Djerba, e molto diversa anche da quell’accenno di deserto che si vede nei dintorni di Tozeur.
Il vero deserto
paesaggi meravigliosi
Questo è il vero Sahara, il deserto tunisino che poi si addentra per centinaia di chilometri in territorio algerino, un deserto allo stesso tempo remoto e vicino. Girare senza guide capaci aumenta la possibilità di addentrarsi in zone molto pericolose: i sequestri di persona da parte di gruppi di banditi sono possibili e quindi è necessario prestare la massima attenzione. Dall’ Italia si può raggiungere con facilità, e in pochi chilometri spalanca paesaggi capaci di commuovere persino i veterani del Magreb. Il deserto tunisino inizia geograficamente poco a sud di Douz e si estende fino al piccolo insediamento militare Bordj Bourguiba. Non è molto battuto, ma offre spazi di avventura insospettati. Qui infatti ci si può ritagliare itinerari su misura per piccoli gruppi “ecosostenibili” da pochi giorni a un paio di settimane, appoggiandosi ad operatori locali.
Ci si muove lentamente
tra caldo e polvere
E’ necessario muoversi in fuoristrada, guidati dai beduini e adattarsi al bivacco in tenda. La traversata ha un programma di massima, che però può subire continui cambiamenti. Basta una mattinata di insabbiamenti e le guide, veri compagni di viaggio che spesso parlano italiano, modificano il percorso. Per individuare la nuova strada si basano su segni tra i più impercettibili, letti grazie ad una sapienza antica: le tracce di cammelli o gazzelle, una pianta che cresce su un rilievo piuttosto che in un avvallamento, le curve di sabbia che tracciano nuove dune. E’ una capacità di lettura ereditata dai loro antenati: cammellieri fino a una generazione fa. Ma spesso le deviazioni aprono scenari ancora più belli.
In pieno nulla
sorseggiando un tè
Ed ecco, dal nulla alcune rocce su cui arrampicarsi, da cui lo sguardo spazia per chilometri sull’Erg, poi una zona di incredibili dune basse dove accamparsi per ammirare un tramonto, e poi la monumentale duna di El Borma, alta 250 metri, la più grande dell’intero deserto tunisino. Per arrivare in alcuni luoghi occorre un permesso militare (a cui provvedono le guide): una garanzia in più di trovarsi da soli e non nei soliti gruppi smisurati davanti allo spettacolo del Sahara. Ma il fascino di questo viaggio è fatto anche di “riti” che meglio fanno comprendere il deserto: il tè intorno al fuoco, il sorgere della luna o del sole o gli incontri con i nomadi che attraversano le sabbie dell’Erg.
Lo stesso ritmo che qui si impara presto, senza bisogno di parole ma con due maestri sapienti come il vento e il silenzio. E così questo vuoto diventa il luogo più accogliente del mondo.
Molto bello..adoro la tua dedica…io se vuoi dedico il mio racconto..”Dedicato a chi sa affrontare la nudità di una Terra” : https://viaggidiroby.wordpress.com/2016/11/12/il-mio-mal-dafrica/