Vita in montagna
in balia di natura e stagioni
In montagna la vita è molto dura, soprattutto la vita nei masi. I masi sono vere e proprie aziende agicole in quota: un insieme di edifici e terreni di proprietà di contadini di montagna. Possono comprendere più edifici o uno unico molto grande e ciò dipende dalle tradizioni del proprietario: possono essere di cultura latina, bavarese o slava. Ma tutti hanno una cosa in comune: la stube, ovvero un soggiorno riscaldato dove si concentra la vita familiare.

Fatica e lavoro
perchè lo fanno?
Nei masi oggi c’è a televisione, il telefono, l’acqua corrente, l’elettricità, la strada asfaltata… eppure la magia della modernità non ha ancora avuto la meglio sulla fatica della terra: la vita nei masi è ancora molto dura. Ma ciò non spaventa chi ci vive. Ogni maso rimane indivisibile e continua a trovare un erede che se ne prende cura e si impegna a seguire l’inesorabile successione di mungitura e falciatura, cura del bestiame e raccolta della legna, letargo invernale e transumanza estiva, luce primaverile e penombra autunnale, caldo della stube e gelo delle camere (che sarebbe un disonore voler riscaldare). Ma perché tutta questa fatica, perché quest’ostinazione? Perché continuare a dedicarsi alla dura vita nei masi?

Grande orgoglio contadino
quasi un titolo nobiliare
Eppure sarebbe facilissimo infilare il canalone che porta a Bolzano e introdursi nel mondo. Ma da queste parti chi dice contadino non indica una professione ma evoca un antichissimo titolo nobiliare, una patente d’eccellenza cui in pochissimi si sentono di rinunciare. E’ così che i tanti nobili contadini della Val Sarentino continuano a presidiare la propria fatica e il proprio orgoglioso segno di distinzione, dedicandosi con abnegazione alla dura vita nei masi.

Ogni domanica mattina
sfilano a valle
Questi originali nobili scendono a valle la domenica mattina e invadono le chiese di paese con i loro costumi da giorno di festa. È un rito riservato ai valligiani doc, che di padre in figlio, e di madre in figlia, si tramandano bocconi di tradizione e continuano a vestire lo stesso costume visto nelle vecchie fotografie in nero e seppia. Così, si riempiono le ampie navate della chiesa di Sarentino e si riempie la piccola Stube della chiesetta di Durnholz-Valdurna.

Una sfilata silenziosa
tra presente e futuro
Ed è proprio qui, nell’ultimo dei paesi più interni, sulle sponde incantate di un lago gelido e profondo a ridosso dei boschi più folti delle pareti più ripide della valle, che i contadini rivelano con maggior orgoglio i propri reciproci quattro quarti di nobiltà. L’aristocrazia della terra si riconosce innanzitutto dal costume. Per le donne gonna e camicia di lana, sopragonna di seta chiara azzurra o verde, scialle colorato, capelli a treccia lunga e raccolta. Per gli uomini, invece, soprattutto le cinture e le pettorine di cuoio nero che i migliori artigiani della valle hanno ricamato finemente con un robusto filo bianco tratto dalle penne del pavone.

Una comunità coesa
tra rito e vita reale
E oltre al cuoio, ai pantaloni di loden, alla camicia bianca, c’è anche il berretto nero, decorato con le primizie della valle. Che sia un fiore di garofano, un rametto d’asparago o di un pino mugo, una penna di gallo cedrone, o un semplice nastro colorato che indica lo stato civile. Verde per i coniugati, rosso per chi è ancora in cerca dell’anima gemella. Eppure, grazie a questa mescolanza di sacro e profano, il rito e vita si intrecciano esaltando la festa come premio alla fatica e unisce la comunità. Forse è questa la vera ragione di tanta resistenza alle mode, che salva dalla storia simboli cristiani e ricordi pagani con affascinanti sovrapposizioni tra culto della terra e di Santa Romana Chiesa.

Un mix di sacro e profano
culti religiosi e pagani
Si mescolano tradizioni cattoliche e pagane: per ogni giorno dell’anno c’è un Santo in Paradiso e un lavoro da sbrigare nei campi. Per ogni parente defunto c’è una preghiera da appendere alla parete e una stella alpina da piantare sulla tomba. Durante il giovedì d’Avvento, deve esserci un pensiero a Gesù e un omaggio a Donar, l’antico dio germanico che scaccia i rigori dell’inverno e preannuncia l’arrivo della primavera. Non a caso, a fine dicembre, accanto al Natale la valle festeggia il solstizio d’inverno, il giro di boa delle stagioni, l’avvento diventa quindi attesa, mentre alla scansione regolare delle messe parrocchiali si accompagna il corteo santo e blasfemo dei klockler: il rito rigorosamente maschile che vede gli uomini dei masi e dei paesi impazzare una sera a settimana per scacciare gli spiriti dell’inverno e aprire la strada alle forze del caldo e della luce.

Si caccia l’invero
si prega per la primavera
Gli uomini Klockler vanno di casa in casa con fiaccole, fisarmoniche, maschere e campanacci, e in cambio di qualche offerta, danzano in circolo per evocare l’eterno ritorno delle stagioni e inscenare lo scontro tra le forze maschili dell’inverno e le risorse femminili della fertilità e della rinascita. Compiuto il tour, i Klockler possono quindi deporre le maschere, recuperare mogli, amiche e fidanzate, e raggiungere il maso dove per tutta la notte si farà festa grande per lo scampato pericolo. Anche quest’anno infatti l’inverno sarà lungo ma non eterno, e i capricci del termometro (che continuerà a scendere in meno cinque, meno dieci, meno quindici gradi sottozero) non impediranno alla valle di rivedere presto la luce e i colori della bella stagione.

Una ricorrente macchina del tempo
dal Medioevo a oggi
Ma chiunque assista alla parata dei Klockler, visiti una Stube o si trovi in mezzo alla marea nera dei costumi tradizionali avvertirà che il bianco candido e il verde acceso della Val Sarentino non sono che l’involucro di un’ammaliante macchina del tempo. Grazie a essa, a seconda delle ore del giorno, delle stagioni dell’anno, o dei metri d’altitudine, si può passare dal ventunesimo all’undicesimo secolo, dalla superficie della cronaca alle profondità del Medioevo, dal futuro del turismo alla preistoria. Bolzano, intanto si allontana e scompare come un miraggio dietro l’immenso passaggio tra le rocce, che segna l’ingresso alla valle. Di là il mondo che procede a passo spedito trasformando le esperienze in ricordi sempre più sbiaditi; di qua una manciata di paesi per cui ogni brandello di tradizione è un frammento di vita e ogni gesto passato è un germe di futuro.

50 Comments
Alessandra 7 Febbraio 2021 at 19:05
Da anni trascorriamo le nostre vacanze estive nei masi dell’Alto Adige. Stare a contatto con queste famiglie ancora così legate alle tradizioni ci ha fatto apprezzare ancora di più la vita che si svolge in queste vallate.
paola 8 Febbraio 2021 at 22:29
Sono incredibili, conoscerle è stato bellissimo.
Nadia Meriggio 29 Gennaio 2021 at 15:39
Molto affascinante questo reportage sulla dura vita di montagna. Apprezzo tantissimo l’orgoglio con cui si tramandano le antiche tradizioni. I costumi, oltre ad essere belli da vedere, hanno significati profondi.
paola 1 Febbraio 2021 at 16:50
Quando li ho visti per strada li prima volta non ci potevo credere. Poi ho letto, studiato e capito.
vincenza63 25 Gennaio 2021 at 0:15
Ma che meravigliaaaaaaaaaaaaa <3
vincenza63 25 Gennaio 2021 at 0:12
Ma che meravigliaaaaaaaaaaaa <3 <3 <3
paola 1 Febbraio 2021 at 16:15
Bellissimo!
MIRIAM FERRARIN 19 Gennaio 2021 at 18:13
La vita semplice di montagna rende le persone autentiche, è interessante che in queste zone le tradizione sono ancora vive a differenza di molti altri luoghi, è un vero peccato perderle.
paola 24 Gennaio 2021 at 22:30
In Trentino sono molto attive e ancora vive. Vale la pena conservarle.
Ilaria 18 Gennaio 2021 at 12:52
Non conoscevo assolutamente questa valle! I paesaggi sono splendidi e le loro tradizioni sembrano così interessanti.. Il Trentino è una infinita scoperta!
paola 24 Gennaio 2021 at 22:27
Il Trentino è un crocevia di tradizioni: in Val Sarentino sono profondissime.
valekappa90 18 Gennaio 2021 at 12:20
Bello scoprire la storia della vita nei masi e delle loro tradizioni! Da amante della montagna, amo queste strutture immerse nel verde, e adoro capire il loro mondo e la loro storia!
paola 24 Gennaio 2021 at 22:26
Io faccio spesso fatica a capire il loro mondo così stretto e chiuso. Ma li trovo davvero affascinanti.
Margherita 17 Gennaio 2021 at 15:40
Affascinanti queste storie dei masi, soprattutto perché fai luce sulla vita contadina, che non sempre viene opportunamente valorizzata! Il Trentino è davvero ricco di tradizioni e cultura popolare, a noi non finisce mai di stupire!
paola 24 Gennaio 2021 at 22:25
Tradizioni profonde e pittoresche. Mi hanno incantato.
giorgianullo 17 Gennaio 2021 at 12:55
Davvero, davvero interessante il tuo articolo! Mi piacciono questi posti in cui la modernità non ha rovinato le antiche tradizioni e dove è possibile rivivere i tempi passati!
paola 24 Gennaio 2021 at 22:23
E che fierezza tra la gente che decide di vivere in questo modo! Incredibile.
Mariarita 16 Gennaio 2021 at 16:40
ammetto che non sapevo molto sul tema, nonostante le numerose vacanze tra il Trentino e l’Alto Adige! Sul tuo blog riesco sempre ad acculturarmi su argomenti di mio grande interesse!
paola 16 Gennaio 2021 at 18:56
Grazie! Sei molto gentile!
Stremamma 16 Gennaio 2021 at 11:16
Un racconto affascinante di un ancora più affascinante tradizione. Per me “di mare” è sempre una sorpresa scoprire qualcosa delle montagne.
paola 16 Gennaio 2021 at 18:56
Anche per me, che sono la reincarnazione di un’iguana. Però anche la montagna ogni tanto vuola la sua parte!
Dina Gintsburg 15 Gennaio 2021 at 15:10
Il mio sogno nel cassetto, appena si potrà tornare a viaggiare sarà la mia prima meta!!
paola 16 Gennaio 2021 at 18:53
Speriamo che sblocchino almeno le regioni!
Silvia 15 Gennaio 2021 at 13:29
Interessante scoprire qualche cosa in più dei masi. Finora ci sono sempre andata solo a comprare il formaggio 🙂
paola 16 Gennaio 2021 at 18:52
C’è una valanga di tradizioni dietro al formaggio!
Sara Slovely.eu 14 Gennaio 2021 at 17:57
Bellissimo articolo, ricco di informazioni e di poesia al tempo stesso. Mi stupisce ritrovare in tradizioni come quella dei Klocker usanze che sono tutt’oggi vive anche in Slovenia. A quanto lontano nel tempo risale il filo invisibile che, infondo, ci collega un po’ tutti?
paola 16 Gennaio 2021 at 18:50
Si, tutte le tradizioni arrivano da origini comuni a tutti. Siamo tutti un po’ parenti. È importante ricordarlo sempre.
Federica Assirelli 14 Gennaio 2021 at 9:32
Mi ha sempre affascinato la vita dei masi, ma non avevo idea che dietro ci fossero tradizioni e rituali ancora così radicati. Mi è piaciuto tantissimo leggere l’articolo perché amo scoprire tutti gli aspetti culturali legati alla vita quotidiana delle popolazioni!
paola 16 Gennaio 2021 at 18:49
Quando li vedi arrivare, per strada, fieri e alteri nei loro abiti antichi, ti sembra di essere tornato indietro nel tempo. Sono bellissimi.
Aria 13 Gennaio 2021 at 19:55
Che bello vedere queste tradizioni così vive e soprattutto l’orgoglio di appartenenza a una comunità, a un settore in declino dell’economia agricola, una vita così dura ma molto affascinante
paola 16 Gennaio 2021 at 18:48
Sono un valore aggiunto al turismo della valle. E ottimi custodi di una lontana cultura.
Eliana 13 Gennaio 2021 at 17:04
La vita nei masi è sicuramente dura e non per tutti ma sicuramente è suggestiva: i suoi ritmi, le sue tradizioni davvero secolari… A me piacerebbe, ti dico la verità, gestire e vivere in un maso!
paola 16 Gennaio 2021 at 18:45
Nei masi di oggi, con riscaldamento e moderni optional, ci vivrei anche io. Ma il lavoro è molto duro e l’inverno è lunghissimo…
ELENA 13 Gennaio 2021 at 15:22
Non avevo mai sentito parlare dei masi, ma mi incuriosisce molto il loro modo di vivere, le loro tradizioni e i loro costumi. Ho trovato molto particolare l’usanza degli uomini klockler che vanno di casa in casa, sarebbe davvero curioso assistere alle loro danze.
paola 16 Gennaio 2021 at 18:44
Organizza qualche giorno in Val Sarentino nei giorni intorno al solstizio d’inverno: li vedrai in azione!
Phil 13 Gennaio 2021 at 0:34
Looks like a splendid country setting 🙂
Claudia 12 Gennaio 2021 at 23:17
Avendo una casa in montagna in provincia di Bergamo abbiamo negli anni conosciuto molti dei locali e contadini che ancora coltivano terra e allevano animali per vivere. Uno stile di vita sicuramente difficile da un lato ma anche molto semplice e genuino dall’altro
paola 16 Gennaio 2021 at 18:41
Chi non se ne va dalle montagne e dalle campagne ha un amore grande per la terra. Grande rispetto per tutte queste tradizioni!
valeria 12 Gennaio 2021 at 21:45
Ho avuto la fortuna di vivere in zona per un pò, ho apprezzato tantissimo le usanze e costumi del luogo. All’epoca ammetto fu uno shock perchè una realtà così diversa dalla mia regione ma col tempo ho imparato ad amarla.
paola 16 Gennaio 2021 at 18:40
Non puoi non amarla: è una realtà così pura, dignitosa e fiera.
Everywhere On the Road 12 Gennaio 2021 at 20:53
Che bello che deve essere stato poter incontrare una popolazione così attaccata ai propri usi e costumi. In questi giorni sto proprio leggendo un libro sulle fattorie bavaresi a mio figlio e mi sembra di rivedere i disegno di quel libro riportati proprio in queste foto.
paola 16 Gennaio 2021 at 18:39
Sono tradizioni così lontane dalle città e dalla fretta che riescono a mantenersi vive e a finire tra i libri dei ragazzi.
antomaio65 12 Gennaio 2021 at 18:16
Bellissimo e molto poetico il tuo articolo che parla della nobiltà di queste persone ancora saldamente legate alle tradizioni della loro terra. Per fortuna queste comunità montane continuano a credere fortemente nella loro vocazione altrimenti anche la Val Sarentino si spopolerebbe come tante delle nostre montagne e quei paesaggi così poetici e quelle sfilate così pittoresche sarebbero irrimediabilmente perduti.
paola 16 Gennaio 2021 at 18:36
Sono ottimi custodi. Le tradizioni, per il momento, sembrano al sicuro!
Beatrice 12 Gennaio 2021 at 15:37
Io che amo l’Alto Adige leggo sempre con piacere articoli di questo tipo. Le tradizioni che si conservano in Alto Adige, così come in tutta Italia, sono un patrimonio inestimabile che spero non si spenga mai!
paola 16 Gennaio 2021 at 18:28
Le tradizioni di quella regione sono in buone mani. I “nobili contadini” sono ottimi custodi.
ERMINIA SANNINO 12 Gennaio 2021 at 15:18
Il legame con la propria terra e le tradizioni, le rende delle persone autentiche e quasi da preservare, oserei dire. Molto interessante questo articolo. Non conoscevo questa comunità o nobili!
paola 16 Gennaio 2021 at 18:27
Sono pezzi dell’Italia che pochi conoscono e i “nobili” sono molto riservati!
Stefania 12 Gennaio 2021 at 13:55
Bellissimo articolo! Mi hai fatto vivere la tradizione, l’attaccamento alla terra e al duro lavoro, il legame con le origini e il rituale dei klockler. Wooooow
paola 16 Gennaio 2021 at 18:23
E pensa che è tutto ancora lì, basta andare a vederlo.