Pronti per la partenza?
Ops! dobbiamo preparare i bagagli!
Eccomi qui, sono una di quelle dal bagaglio procrastinato, quelle che iniziano a fare le valigie poche ore prima della partenza, senza un minimo di programmazione o elenco prestampato. Ci ho provato: ho stampato quei bellissimi elenchi che si trovano online e, diligentemente, ho seguito ogni voce, spuntandola dopo aver collocato i pantaloni o spazzolini da denti. Ma poi, il dubbio! Ho spuntato o non ho spuntato? E se questo segno fosse solo un baffo di inchiostro? Avrò messo le calze di ricambio? Ed eccomi a togliere tutto dalla valigia per ricominciare da capo. Al sesto tentativo ho deciso che le cose “regolari”, con liste alla mano, non fanno per me. Come preparare i bagagli? Io seguo l’istinto.
Il mago del “si chiude benissimo”
la sfida all’impenetrabilità dei corpi
Nel preparare bagagli sono un’istintiva, infilo vestiti “di pancia”, condendoli con “se poi fa freddo” “se poi mi serve”, “se poi si sporca l’altro”. E poi mi ritrovo a mettere le solite cose, comodamente scivolata nel relax delle vacanze. Sono bravissima però a sfidare l’impenetrabilità dei corpi, incastrando, comprimendo, togliendo l’aria e appiattendo. Sono un’artista del bagaglio, riduco ogni cosa al minimo spessore. Nello spazio che mi è permesso, nei chili che mi vengono autorizzati dalle compagnie aeree, sposto da un continente all’altro, da uno stato all’altro, quantitativi inutili di indumenti. Tra di questi però si manifestano ossessioni e manie. Preparare i bagagli è anche assecondare le insicurezze per rendere più sicura la vacanza.
Toglietemi tutto
ma non toglietemi i miei “must have”
Tra costumi e magliette ci sono però alcune cose a cui non rinuncerei mai. Inseriti vestiti, macchine fotografiche, ricariche, guide varie e tutto ciò che si mette nei bagagli dei viaggiatori, inizia l’elenco dei miei “must have” del viaggio. Sono cose semplici, dalle quali non mi separo mai e che spesso mi hanno salvato in molti spiacevoli situazioni. Ecco l’elenco.
Un pareo
E’ sempre lui, il solito, grande solido di cotone verde e arancione. Lo porto ovunque perché ovunque mi è servito. Per la pioggia, per sedermi, per coprirmi e ripararmi dal freddo o dagli schizzi in barca e per asciugarmi. Non viaggio mai senza: il mio pareo preferito, comprato nel lontano 1991 in un’isola sperduta dei Caraibi, ha girato mezzo mondo, fedele compagno e solerte servitore. Lo spazio che occupa è minimo, ma il suo contributo è sempre stato grande.
Medicinali
Lo ammetto, non sono stati in passato una mia priorità, ma piano piano, anno dopo anno e viaggio dopo viaggio, ho imparato a procurarmi una piccola farmacia da viaggio per un primo soccorso e per ogni possibile evenienza. Dai mal di testa alle varie maledizioni intestinali dei viaggiatori, tutto raccolto in una sacchetta che spero sempre di non utilizzare.
Shampoo e balsamo ovviamente ecologici
Per quanto sia stata un’amante dell’avventura, non amo comprare sul posto prodotti per i capelli dai nomi impronunciabili e improbabili colori e consistenze. Ma, soprattutto, preferisco mantenere una sostenibilità anche in viaggio, utilizzando prodotti solidi, senza lasciar nessun segno del mio passaggio. Stesso discorso vale per i campioncini degli hotel, che, a differenza di molti, non porto mai a casa.
Tablet e tastiera bluetooth
Meravigliosi i diari di viaggio, quelli rivestiti in pelle, chiusi da un elastico a “lasagna”, pieni di appunti e disegni. Però i vecchi supporti cartacei, per quanto romantici, si bagnano e si rovinano. Così anche io ho ripiegato sulla tecnologia più spiccia. Se sono in giro, scrivo e memorizzo ciò che mi può servire. Giunta in camera, tiro fuori un tablet vecchissimo e una tastiera di poco valore comprata su Amazon, per sistemare gli appunti e nominare le fotografie scattate. Il mio vecchio tablet, con la sua tastierina, è perfetto per scrivere e posso utilizzarlo anche senza wifi, ovunque e in qualsiasi condizione.
Set da cucito
Ebbene si, infilo in valigia quelle piccole bustine con aghi, fili colorati intrecciati, spille da balia, che mi hanno spesso salvato in situazioni d’emergenza, dalla scheggia di legno da togliere al bottone saltato dell’unico paio di pantaloni decenti rimasti. Ho visto gente inorridire guardando la bustina da cucito, ma poi l’ho vista venirmi a chiedere ago e filo per uno strappo improvviso.
Tutto pronto?
si può partire!
Il tutto viene sistematicamente preparato e chiuso mezz’ora dopo l’orario stabilito per la partenza da casa, tra gli isterismi di marito e figlia che mi aspettano sul pianerottolo. Però è un gran momento per me e il mio pareo e lo sento felice dentro il mio bagaglio, tra shampoo e aspirine.
E tu? Come prepari i bagagli?
Ti è piaciuto? Ti può servire? Pinnalo!
ahah anch’io mi porto il set da cucito (quello fregato negli hotel di una volta! :D)
Anche io sono una manolesta del cucito!