In giro per la Thailandia
Le prerogative c’erano tutte: un paio di giorni a zonzo nel Mare delle Andamane a caccia di tesori: le sue meravigliose isole. Non era per me la prima volta in Thailandia e quindi sapevo già più o meno cosa apettarmi. Ma ho appurato quanto siano diverse le unità di misura tra aspettativa e realtà anche a poche miglia marine da ciò che conosci. Si naviga tra faraglioni e foreste pluviali, si getta l’ancora davanti a grotte che celano piscine naturali e spiagge bianchissime dove tuffarsi per esplorare fondali intatti, ricchi di pesci e coralli. Un paradiso di mare e cielo, di sabbia e pesci.
Si parte per il paradiso
La base di partenza è la stra-nota Phuket. Appena salpati dal Marina Haven sulla costa nordorientale si lasciano alle spalle, in poche ore di navigazione, i ristoranti gremiti di turisti e gli ultimi rumorosissimi tuk tuk. In poche miglia l’atmosfera da luna park si tramuta in silenzio assoluto. E’ il Golfo di Phang Nga. Un mosaico di faraglioni verdissimi di pinnacoli che svettano da acque profonde e immobili, alture calcaree antiche come il mondo. Sono oltre 400 in questo labirinto reso celebre dal film Agente 007 l’uomo dalla pistola d’oro, e le puoi vedere dall’alto quando atterri a Phuket.
Ma in questa costellazione di speroni di roccia e isolotti dove, nei villaggi dei pescatori, convivono pacificamente le due anime religiose del Paese, quella buddhista e quella musulmana, si naviga nel Mare delle Andamane incantati dalla galleria geologica delle formazioni rocciose, emerse dopo un’eruzione vulcanicae ferme da millenni nonostante terremoti e tsunami.
Le perle delle Andamane
E nel Mare delle Andamane galleggiano silenziose Koh Hong, Koh Lanta, Koh Adang, Koh Lipe. Spuntano a fatica sulle carte geografiche. Sono scampoli di terra primitiva e lussureggiante, orlata dal mare trasparente e pescosissimo, restano un paradiso naturale dove i colori, a seconda delle ore del giorno, cambiano di sfumature e consistenza.
In Thailandia sono ignorate dal turismo dei grandi numeri, gli arcipelaghi dispersi nel Mare delle Andamane attraggono soprattutto velisti e charter di lusso: in pochi si avventurano fino alle acque di Adang e alla foresta di Tarutao, spinti dai monsoni e dalle evocazioni di una Thailandia leggendaria, quella di Salgari e di Conrad, che racconta di antiche rotte commerciali, di aquiloni a forma di drago, di pirati malesi e cinesi entrati nella leggenda, di atolli sfuggiti alla dominazione inglese e francese.
Gli zingari delle Andamane
E’ un percorso dalle mille meraviglie: dal Golfo del Phang Nga fino alle acque di Langkawi, si snocciola uno degli itinerari nautici più affascinanti del Sudest asiatico, la collana di isolotti inespugnabili di Phang Nga, le anse cristalline dell’arcipelago di Butang, i fiumi limacciosi che risalgono la foresta del Parco nazionale del Tarutao, i piccoli resort sulle spiagge deserte di Koh Lanta, le battute di pesca degli zingari del mare. I Chao Leh sono gli ultimi pescatori di questo secolo a cacciare i saporitissimi pesci trepang (viscidi vermoni pagati a peso d’oro sul mercato cinese) con attrezzature rudimentali, un compressore e un tubo di gomma con il quale si riempiono d’aria i polmoni prima di immergersi a oltre 10 metri di profondità.
Non ditelo a nessuno!
Nonostante l’aspetto primordiale, ci sono luoghi incantevoli dove approdare e trascorrere l’intera giornata. E ovunque è meraviglia, stupore. Ovunque è un tripudio di verde e di azzurro a perdita d’occhio. E porterei qui chi dice che la Thailandia è solo lusso a basso prezzo, che il suo mare non è così bello. Ma forse no. E’ meglio che questo luogo sia riservato ai pochi che, con spirito d’avventura, si spingono tra le meraviglie del Mare delle Andamane.